martedì 3 settembre 2013

Un altro anno buttato. Davide Giacalone

Ci avviamo a un altro anno scolastico sprecato. Altro tempo buttato fra le ginocchia dei nostri ragazzi, che dovranno correre competendo con giovani di ogni altra parte del mondo. Ai figli diciamo: studiate, impegnatevi, il successo è divertente e la nullafacenza deprimente. Ma a noi stessi ricordiamo: la scuola in cui li mandiamo è un reperto archeologico, senza la benché minima attenzione alla qualità. Una fregatura.

A sentire il ministero e a leggere le cronache sembra che alla scuola italiana manchino gli insegnanti. Invece ce ne sono troppi. Sono previste 44mila immissioni in ruolo nei prossimi tre anni. Più di 11mila solo quest’anno. Eppure gli studenti sono 7.862.470, gli insegnanti in organico 625.878, i posti di sostegno 97.636 e i dirigenti scolastici 1.584. Sia per la scuola primaria, che per la secondaria che per la secondaria superiore il numero di alunni per insegnante è costantemente inferiore alla media dell’Unione europea. Detto al contrario: abbiamo più insegnanti degli altri per ciascun alunno. Ma se interrogate non le statistiche, bensì le esperienze di amici e conoscenti sembra, invece, che i docenti scarseggino. Com’è possibile? Semplice: con un’organizzazione scolastica demenziale. La stanno cambiando? No, stanno assumendo. A quel punto la maggiore spesa pubblica andrà a consolidare e foraggiare la disfunzione organizzativa. E’ la regola che andrebbe scolpita sugli edifici governativi: di soldi non ce ne sono pochi, se ne spendono troppi.

Come li assumiamo? Durante il governo Monti si riconvocarono i concorsi, con la solita coda retorica e moralista secondo cui il governo dei politici aveva fatto clientele e quello dei professori, invece, avrebbe badato alla qualità. Il risultato è terrificante: i vincitori di concorso sono più numerosi dei posti messi a disposizione, ma la metà di quelli sarà occupato da precari, perché così ha stabilito il governo successore del Monti, che non teme concorrenti in quanto a retorica mendace. La metà rimanente, del resto, verrà assegnata solo in parte ai vincitori, perché la burocrazia è stata lenta e si è già fuori tempo. Niente paura, però, perché coloro che saranno assunti nel 2014-2015 vedranno partire la loro anzianità dal 2013. Altri soldi e tempo buttati.

Qualità e controlli, manco a parlarne. Negli Stati Uniti hanno stabilito che gli insegnanti verranno giudicati, e quindi pagati, in ragione dei risultati incrementali dei loro alunni. In Italia assistiamo alla sconcezza dei test Invalsi boicottati dagli stessi che dovrebbero curarne lo svolgimento.

Poi c’è lo scandalo dei testi digitali, di anno in anno rinviati al successivo. Perché al ministero la lobby degli stampatori è forte assai. Una schifezza assoluta. Nel Paese in cui le famiglie, con minori, dotate di computer arrivano all’84%; e quelle che hanno anche accesso a internet al 79%; in cui il 52% dei bimbi ha già usato il computer a 3 anni; e il 32, entro i 6 anni, lo usa tutti i giorni; nel mondo in cui tutti usano il digitale, dov’è l’oasi d’arretratezza analogica? Nella scuola. Dovrebbe essere l’opposto: una piattaforma avanzata, capace di dare vantaggi digitali ai ragazzi. E sarebbe possibilissimo, da oggi, da subito: con minore spesa per lo Stato e minore spesa per le famiglie si cancella il salasso dei libri di testo (che si chiamano “libri”, ma non sono libri) e si passa al mondo digitale. Invece restiamo inchiodati al passato disfunzionale, danneggiando l’interesse dei giovani, per assecondare quelli della spesa inutile e ignorante.

A fronte di tutto ciò i risultati della scuola italiana sono migliori delle premesse, perché ci sono insegnanti che fanno con il cuore e con il cervello il loro mestiere e studenti svegli che sanno apprendere. I primi saranno pagati come i parassiti e i secondi giudicati come gli ignoranti. Il tutto a spese di una collettività che continua a pagare assunzioni laddove si dovrebbero fare licenziamenti. A nessuno di questi guasti s’è neanche cominciato a porre rimedio, mentre il governo, come quelli di prima, rinvia, assume, galleggia inutilmente. Un altro anno buttato via.

Pubblicato da Libero

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