giovedì 17 ottobre 2013

La cas(s)a degli italiani. Davide Giacalone


Un tempo si diceva, con un sovrappiù di retorica, che i palazzi delle istituzioni sarebbero dovuti essere la casa comune degli italiani. Ora è il palazzo dove abitano i cittadini a essere divenuto la cassa comune da cui spremere denari. Non contenti, si aggredisce il diritto stesso di proprietà, teoricamente garantito dalla Costituzione (articolo 42, secondo comma). Proprio quella che più piace e meno la si legge.

Due doverose premesse. La prima: la legge di stabilità presentata dal governo sarà molte volte cambiata, sicché solo chi ha portentosa memoria riuscirà a ricordare tutti i passaggi. Più che di stabilità è una legge d’immobilità, vuota d’idee e destinata allo stravolgimento. La seconda: qui ci occupiamo di fatti e non di atti di fede. Ai secondi appartengono annunci del tipo: aumentano i salari e diminuiscono le tasse.

La casa è finita nel gioco 3T. Che non ha nulla a che vedere con la goduriosa triade bolognese (Tette, Torri e Tortellini). Semmai un trastullo per maniaci: Trise, Tari e Tarip. Immaginiamo un normale appartamento di 100 metri quadrati, supponiamo addizionali standard e mettiamo a paragone l’esazione nei due anni passati e quello a venire (2012-2013-2014), ci sono tre diverse tipologie: 1. prima casa: si pagherà meno che nel 2012, ma più che nel 2013; 2. abitazione sfitta: il 2014 segnerà aumenti rispetto sia al 2012 che al 2013; 3. abitazione affittata: idem come nel secondo caso. Le tasse aumentano. Ma non è tutto.

Se oltre alla prima casa ne possedete una seconda e non la affittate si va (nuovamente) verso l’inserimento di quel valore nell’imponibile Irpef. Se la affittate, naturalmente, i proventi sono sottoposti a tassazione. Se la affittate e l’inquilino non paga l’affitto, o vi serve per un vostro figlio, gli fate causa: mettetevi comodi, pagate l’avvocato e le spese e rassegnatevi a vedere scorrere gli anni; se siete sopravvissuti potreste avere vinto in primo e secondo grado, nonché in cassazione; riavrete la casa? No, perché l’inquilino può ricorrere al prefetto, il quale ha il potere di sospendere e diluire l’esecuzione della sentenza (che in Italia non si rispettano manco per niente). Ciò perché la proprietà è una colpa mentre la locazione un diritto. Con il derivato che tutti i proprietari sono ricchi da bastonare, mentre tutti gli inquilini sono vecchi, poveri e malati.

Riassumendo: se quel che è vostro non lo affittate, dovete pagare di più, e se lo affittate potreste perderne la disponibilità. E la Costituzione? Uffa: è così bella che non vorrete mica sciuparla applicandola?!

Procedendo in questo modo, però, si svaluta il patrimonio delle famiglie italiane, che è anche il grande e incolmabile vantaggio che abbiamo su tutti gli altri paesi dell’Unione monetaria. Quel valore rende i nostri conti nazionali fra i più solidi. Ma se da una parte si lavora ad accrescerlo (anche con i bonus edilizi), dall’altro ci si adopera per deprimerlo. Tutti quelli che sono pronti a citare le medie europee e dimostrare che altrove il patrimonio è più tassato che da noi, leggano il saggio (Totò): è la somma che fa il totale. Il delirio fiscale si cura abbattendolo (abbattendo debito e spesa), non accrescendolo dove ancora si pensa vi sia ciccia. Se si segue la ricetta di questa legge di stabilità, facendo crescere, in tre anni, l’avanzo di bilancio di 45 miliardi, destinati a foraggiare il debito, al termine del mirabile trienno, e a esito del gioco delle 3T, saremo tutti più poveri e più indebitati.
Pubblicato da Libero

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