sabato 26 ottobre 2013

L'immigrazione tra diritti e doveri. Vincenzo Andraous



A seguito dell’aggressione subita nella propria casa da un grande uomo e sacerdote da parte di alcuni “forestieri”, ho intrattenuto una sana e proficua conversazione con un amico e collega. Il tema della riflessione verteva sulla dichiarazione di un premier d’oltreoceano a proposito dell’immigrazione e del valore dell’accoglienza.

Certamente non volevo provocare una filippica nazional popolare, tanto meno scatenare liturgie di largo consumo più o meno attuali. Nel discorso di questo premier australiano (vero o costruito che sia poco importa ) non ci ho trovato nulla di scandaloso, di nascostamente ingannatorio, indipendentemente dalla storia di un popolo, anzi, proprio per la sua storia con tutto il diritto e dovere di non rischiare di ricadere all’indietro. La cultura australiana violenta? Aborigeni messi con le spalle al muro? Sicuramente, e però altre nazioni esemplari per cultura, potrei dilungarmi nel merito, invece mi limito a segnalare gli United States con gli indiani d’America, l’Italia con le sue belle e non troppo vetuste leggi razziali ecc.

Questo l’intervento sotto accusa: “Non sono contrario all’immigrazione e non ho niente contro coloro che cercano una vita migliore venendo nella nostra terra, tuttavia ci sono questioni che coloro che sono arrivati nel nostro Paese devono capire. Come Australiani (io aggiungerei pure come italiani), abbiamo la nostra cultura, la nostra società, la nostra lingua e il nostro modo di vivere. Questa cultura è nata e cresciuta durante secoli di lotte, processi e vittorie da parte dei milioni di uomini e donne che hanno cercato la libertà di questo Paese. Noi parliamo inglese (direi pure italiano), non il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, il russo o qualsiasi altra lingua.

Perciò, se desiderate far parte della nostra società, imparate la lingua! La maggioranza degli australiani (italiani) crede in Dio (sebbene la nostra Costituzione sottolinei lo stato laico, ciò non ingenera alcuna sharia o guerra santa). Non si tratta soltanto di un affare privato di qualche cristiano fondamentalista di destra, ma vi è un dato di fatto certo e incontrovertibile: uomini e donne cristiani hanno fondato questa nazione su principi cristiani ed è chiaramente documentato nella nostra storia e dovrebbe essere scritto sui muri delle nostre scuole. Se il nostro Dio vi offende, allora vi consiglio di prendere in considerazione la decisione di scegliere un’altra parte del mondo per mettere su casa, perché Dio è parte della nostra cultura.

Accetteremo le vostre opinioni religiose, e non vi faremo domande, però daremo per scontato che anche voi accettiate le nostre e cercherete di vivere in pace e armonia con noi. Siamo orgogliosi della nostra cultura, come voi della vostra, e non pensiamo minimamente di cambiarla, e i problemi del vostro Paese di origine non devono essere trasferiti sul nostro. Cercate di capire che potete praticare la vostra cultura, ma non dovete assolutamente obbligare gli altri a farlo. Se non accettate la nostra bandiera, il nostro giuramento, i nostri impegni, le nostre credenze cristiane, o il nostro modo di vivere, vi dico con la massima franchezza che potete far uso di questa nostra grande libertà di cui godiamo in Australia (finanche in Italia): il diritto di andarvene. Se non siete felici qui, allora andatevene. Nessuno vi ha obbligato a venire nel nostro Paese.

Voi avete chiesto di vivere qui: e allora accettate il Paese che avete scelto. Se non lo fate, andatevene! Vi abbiamo accolto aprendo le porte del nostro Paese; se non volete essere cittadini come tutti in questo Paese, allora tornate al Paese da cui siete partiti! Questo è il dovere di ogni nazione. Questo è il dovere di ogni immigrato” . (...)

(l'Opinione)

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