lunedì 7 ottobre 2013

Se la sinistra finalmente capisce che non si esce dalla crisi senza il centrodestra. Tosca Cantini

 
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Sul Corriere della Sera (6 ottobre 2013), Ernesto Galli della Loggia invita i “diversamente berlusconiani” di Alfano a non imitare Gianfranco Fini nella edificazione di una destra “moderna” ed “europea”, a non farsi risucchiare dal buonsensismo della sinistra (la “Costituzione”, la "Europa", il “sindacato”, i “diritti”, la “pace”, la “laicità”, il “multiculturalismo”, la “legalità”, etc.), perché farebbero la fine del leader di Fli. L’identità del centrodestra italiano, come ha mostrato Giovanni Orsina nel bel libro sul berlusconismo, ha alcuni tratti definiti e unificanti, al di là delle differenze, il principale dei quali è lo scetticismo nei confronti della politica e dei politici. Gli elettori di centrodestra non disprezzano la politica, in quanto scienza e arte di scrittori come Machiavelli, ma “il teatrino della politica”, uno dei tanti modi di dire del Cavaliere entrati ormai anche nel linguaggio della sinistra.

Gli elettori del centrodestra non sono trogloditi, come piace credere a una certa sinistra, ma, piuttosto, meno ingenui degli elettori di sinistra. Non credono ai politici e ai media, perché come dice Chomsky, il padre delle linguistica moderna, i giornali e i partiti politici comunicano con lettori ed elettori come gli adulti con i bambini. Se n’è accorto pure Gianni Riotta, non certo un fan del Cavaliere: nell’ultimo numero di Foreign Affairs spiega agli americani che il grande appeal di Silvio Berlusconi sugli elettori, nonostante gli scandali e la condanna, non è dato dalle tv, ma dal fatto che il sistema legale italiano, come quello fiscale, lasciano molto a desiderare e alle ultime elezioni politiche Berlusconi, sott’attacco di varie procure, ha mantenuto una bella fetta di consenso perché ha promesso l’abolizione dell’Imu, la tassa più detestata dagli italiani. Anche con Berlusconi interdetto e ineleggibile, il centrosinistra non vincerà, sostiene Riotta, finché non abbasserà le tasse. Anzi, conclude, il centrosinistra dovrà tenere conto di Grillo (29%) che fa dell’antipolitica e della riduzione dei costi della politica i pilastri del suo successo.

Perfino Eugenio Scalfari sembra preoccupato dell’uscita di scena di Berlusconi, tanto da esibirsi in un numero da circo su Berlusconi Al Capone che può ancora colpire (oh mamma mia!). Scalfari lo fa per irritare e ricompattare il centrodestra, come direbbe Chomsky. Nonostante il mantra della sinistra su Costituzione, Europa, multiculturalismo, etc., anche il Fondatore sembra avere capito che senza il centrodestra l’Italia non esce dalla crisi. E converrà quindi ai politici e ai media di sinistra cominciare un discorso più realistico con gli elettori, poco propensi a farsi succhiare i pochi euro rimasti dopo la rata del mutuo e le tasse dagli aumenti dell’Iva e dall’austerity di mummy Merkel. Bisognerà iniziare a dare una visione meno spinelliana (nel senso di Barbara) ai lettori di Repubblica: bisognerà spiegare che in Ue abbiamo una moneta unica, ma ognuno deve pensare ai propri bilanci, migranti, difesa. Sì, anche difesa, perché nel 2023 gli Stati Uniti lasceranno la Nato in Europa e dovremo pagarci la difesa, perché mummy Merkel e papi Hollande di Stati Uniti d’Europa non vogliono sentire parlarne, figurarsi di esercito europeo, come pensa Renzi.

Se si ha qualche dubbio, si ricordino le battute tedesche sul solito italiano vigliacco Schettino (in fondo comandante di una nave da crociera, non da guerra) e quanto è piaciuto a francesi e inglesi bombardare la Libia per buttare fuori l’Eni. Come tutti gli italiani, gli elettori di sinistra vivono in Italia e devono affrontare gli stessi problemi di quelli di centrodestra. Quindi, come direbbe Ferrara, c’è poca trippa per i gatti. E quindi dovremo, come farà Cameron, rinegoziare i trattati finanziari e anche quelli sui i diritti umanitari, perché non possiamo morire per Maastricht e dobbiamo stabilire una politica seria per l’immigrazione, pur con tutte le lacrime del ministro Kyenge e della presidentessa Boldrini.

Per arrivare poi al lamento più chic della sinistra sulla destra, di non essere “moderna” ed “europea”, preso tanto a cuore dal povero Fini, abbindolato dal miraggio della fine di destra e sinistra da farsi abbandonare dal proprio elettorato tra i sorrisini della sinistra. Ebbene, anche il centrodestra vorrebbe una sinistra “moderna” ed “europea”. Qui Cencio dice male di Straccio, perché se la sinistra rimprovera al centrodestra di avere prodotto novantuno anni fa il fascismo (quasi un secolo fa), il centrodestra può ricordare alla sinistra di essere stata comunista fino alla caduta dell’Urss, fino a ventitre anni fa e per carità di patria, la chiudiamo qui. Poiché il centrodestra e il centrosinistra sono anomali rispetto alla storia politica inglese e francese (tralasciamo i paesi nordici), sarebbe segno di intelligenza politica cessare di litigare sul passato, visto le rispettive anomalie, e confrontarsi sul presente e sul futuro, senza moralismi, amoralismi e insulti, come consiglia Michele Salvati, perché, continuando, la partita a stracci sarebbe infinita.

Il provincialismo della sinistra deriva dal fatto che fino a venti anni fa, cioè appunto fino alla fine dell’Urss, essa usciva poco dai confini nazionali e forse non ha avuto modo di accorgersi che raramente tory e laburisti si rimproverano di non essere europei, perché verrebbero bastonati sonoramente dai britannici, che amano molto la loro insularità e considerano gli europei solo dei continentali. Così è difficile che gollisti e socialisti si rimproverino di non essere abbastanza europei, perché per loro la Francia è l’Europa. Durante le ultime elezioni, Mummy Merkel e il suo sfidante hanno parlato soprattutto di Germania perché il timore dei tedeschi è solo spendere germanici euro per gli spendaccioni francesi, che pensano solo alla bella vita, e per gli italiani tutti Schettino. Quindi, forse è il caso sia la sinistra ad andare un po’ a lezione di realismo politico dai trogloditi della destra.

Per il resto, se Ezio Mauro chiede urgentemente una destra thatcheriana, perché non provare a svegliare i lettori di Repubblica dal sonno dei diritti perpetui sanciti dalla Costituzione più bella del mondo? Oltretutto, la Costituzione più bella del mondo fa tanto Celentano vintage: la moglie più bella, do you remember? Un po’ populista per Rep., no?

(L'Occidentale)

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