sabato 26 ottobre 2013

Strizzacervelli Rep. Guido Vitiello

                                   

Psicoanalisi politica dei disturbi da antiberlusconismo. L’uomo dei merli e la macchina influenzante

Non temo il Berlusconi in sé, temo il Berlusconi in me. E più ancora temo il Berlusconi in certi editorialisti di Repubblica, dove si è annidato in modi che l’antica demonologia avrebbe catalogato senza indugi come possessione, predisponendo i riti e le formule del caso. Ma già che l’esorcismo non è più di moda, occorrerà affidarsi al suo moderno surrogato, la psicoanalisi. Solo nella Vienna del primo Novecento, dobbiamo riconoscerlo, circolavano ingegni in grado di illuminare i documenti clinico-giornalistici che abbiamo potuto leggere in questi giorni, a opera di pazienti che non sfigurerebbero accanto ad Anna O., all’Uomo dei topi o al piccolo Hans. Ne sottopongo due all’attenzione del lettore.

1. Vedo Silvio. Il primo caso è quello di Francesco M., ma possiamo anche chiamarlo il piccolo Franz o l’Uomo dei merli. Dal suo editoriale del 22 ottobre: “Fabio Fazio sembrava Ghedini e Maradona Berlusconi. E il pubblico televisivo più colto d’Italia applaudiva il reato di evasione, che offende la disperazione del paese impoverito, proprio come la corte eversiva del Cavaliere celebra la frode fiscale davanti al tempio di Palazzo Grazioli”. Come il lettore avrà intuito, siamo in presenza di un caso di incipiente psicosi allucinatoria. Nell’“Interpretazione dei sogni” (cap. VII, par. C: “L’appagamento di desiderio”), Freud ne riportava la genesi a uno stato primitivo dell’apparato psichico in cui si è in grado, in assenza dell’oggetto desiderato, di allucinarne la percezione. In altre parole la psiche del piccolo Franz, non potendo elaborare l’assenza di B. e la sua uscita di scena, ne ricrea l’immagine anche dove di tutta evidenza non c’è, per esempio in un ex calciatore argentino di mezza età. Lo stesso fenomeno, c’è da ipotizzare, si sarebbe verificato se gli avessero messo davanti uno spaventapasseri, uno scimpanzé bonobo in doppiopetto o una sedia vuota. Il caso è del tutto analogo all’episodio di “Vedo nudo” di Dino Risi in cui Nino Manfredi allucinava donne nude a partire da qualunque stimolo, anche da una coppia di bottiglie (“sono due donne nude con un tappo in testa”). Si raccomanda un lungo riposo.

2. La “macchina influenzante”. Più spinoso è invece il caso di Barbara S., come si evince da queste righe instabili e sofferte dall’editoriale del 23 ottobre: “Non raccontateci quel che già sappiamo. Il corpo di Berlusconi che mi mostrate: non voglio vederlo! Non sappiamo nulla invece, né del passato né di Gomorra. E serve la trasparenza sul corpo di Berlusconi, perché il corpo sta lì, dispositivo che ancora muove le cose”. Qui siamo tipicamente nei territori della psicosi paranoide, e il testo di riferimento è il classico articolo di Viktor Tausk, psicoanalista slovacco allievo di Freud, “Sulla genesi della ‘macchina influenzante’ nella schizofrenia” (1919). La paziente Barbara S. riferisce infatti di un “dispositivo” persecutorio che “muove le cose”, esattamente come i pazienti di Tausk erano convinti dell’esistenza di misteriosi congegni in grado di intercettare e manipolare i pensieri. Alla stessa famiglia appartiene un altro caso celebre, quello del dottor Tolman convinto di essere controllato da un satellite ad personam, riportato dallo psichiatra Ronald K. Siegel nel suo studio sulla paranoia, “Sussurri”. E di sussurri anche qui si tratta, come mostra il seguito dell’editoriale: “Dietro le grida dell’harem, ecco i sussurri di chi senza dirlo lo sa: Berlusconi magari finisce ma non il suo sistema di potere, non le televisioni che controlla e usa, non il suo progetto di scardinare Costituzione e giustizia. La tarantella delle menzogne ricomincia, e sempre è condotta da oligarchie impenetrabili”. Apprendiamo dunque che tra le voci che Barbara S. sente ci sono grida di concubine, sussurri e perfino una tarantella (dev’esserci l’inferno, nella sua testa). A un redivivo Tausk il compito di chiarire la relazione tra il “dispositivo” influenzante che la paziente chiama “corpo di B.”, la fantasia persecutoria delle “oligarchie impenetrabili” e il suono del mandolino.
Io però in questo caso uno squillo all’esorcista lo farei.

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