martedì 1 ottobre 2013

Un finale già scritto. Marcello Veneziani

Possibile che nessun osservatore esterno, nessun giornale "imparziale", abbia avuto il coraggio lucido di dire che in questa catastrofe ci siamo entrati con il concorso determinante della magistratura?


Ma è possibile che nessun osservatore esterno, nessun giornale «imparziale», abbia avuto il coraggio lucido di dire che in questa catastrofe ci siamo entrati con il concorso determinante della magistratura? Non mi aspettavo che difendessero Berlusconi, ma che qualcuno avesse almeno l'onestà di dividere le responsabilità di questa situazione tra lui e i magistrati. È oggettivo l'accanimento, è lampante l'uso di modi, tempi, indizi, pesi e misure rispetto a ogni altra impresa o partito ed è irresponsabile aver spinto l'Italia nel baratro. È poi possibile che, fermo restando il giudizio di fondo, nessuno si sia sforzato di mettersi nei panni di B.? Nella sua situazione aveva tre scelte principali: una era fuggire all'estero, abdicando e mollando tutto; l'altra era l'operazione martirio, ovvero accettare la condanna e poi le altre che verranno per il bene dell'Italia, almeno presunto, e rassegnarsi a finire la sua vita da condannato. La terza è ribellarsi, appellarsi al popolo e tentare l'ultima impresa. Per indole e valori avrei preferito la seconda soluzione, ma onestamente non mi sentirei di escludere la prima: se ti senti perseguitato e temi che poi cali l'oblio, meglio andarsene. Ma Berlusconi ha un'altra indole, non sarebbe Berlusconi... Il suo partito in larga parte lo segue perché deve tutto al suo capo, ne ha goduto i frutti e ne condivide le tempeste. È andata così perché, come previsto, nessuno dei soggetti in scena si è sottratto al ruolo assegnato dal fato, tutti hanno fatto la loro parte. Amen. ( il Giornale)

1 commento:

Anonimo ha detto...

La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.