domenica 1 dicembre 2013

Decadenza con effetti di tipo radioattivo. Maurizio Bonanni



“È saltato il tappo!”. Così hanno gridato a sinistra, dopo la decadenza di Berlusconi da senatore della Repubblica. Il brindisi ha ricordato, con un po’ di nostalgia, l’epopea della vittoria radicale e socialista su divorzio e aborto, che portò alle dimissioni dello sfidante (e, storicamente, perdente) Amintore Fanfani. Allora, però, fu vittoria di popolo.

Oggi, invece, nel caso del Cavalier Silvio, si tratta di una vendetta - per giudici interposti – di “mandarini”, vecchi e nuovi, annoverando tra questi ultimi Renzi, Grillo, Letta (Henry) e Alfano. Osservo, tuttavia, che il “Decadimento” di B. è destinato - nel breve e medio periodo - a irradiare elementi di destabilizzazione nel sistema consociativo attuale, al pari di un isotopo di uranio. Una notazione di colore, innanzitutto: da vent’anni almeno, al di sopra della politica, si colloca un ordine magistratuale vincente, destinato a prevalere anche nei prossimi vent’anni, perché negli atti e nelle istruttorie giudiziarie pendenti, presso i Tribunali e le Procure della Repubblica, compaiono i nomi di quasi tutti i politici d’Italia che abbiano un peso nelle decisioni pubbliche.

Colpa loro e soltanto loro. La mancata riforma della Giustizia (che, guarda caso, invoca anche il Presidente Napolitano!) non si è potuta, o meglio, “voluta” fare, pensando di compiacere - o, almeno, di non inimicarsi - proprio quell’ordine onnipotente che da due decenni li perseguita! Sapete perché - secondo me - il Cavaliere cadrà in piedi (al contrario dell’altro, anche lui “Cavaliere”, che non sfuggì alla sua giustizia sommaria)? Perché più gli vanno a mettere le lenzuola sotto i Raggi X, più gli Italiani si divertiranno un mondo a coltivare il loro innato spirito “macho” (ambosessi!), e votare a dispetto, confermando a B. il gradimento di sempre, anche se in contumacia, in manette, o al confino.

Prevedibilmente non hanno torto coloro che sostengono la tesi secondo la quale, nel futuro immediato, Berlusconi e Forza Italia faranno a gara con Grillo per uscire dall’Euro e dalla Ue. Nondimeno, saranno sempre in molti ad appoggiare B. anche su questa strada pur di dare la spallata definitiva al compromesso catto-comunista che tiene imprigionato questo Paese da sessant’anni. Certo, con i Governi Monti e Letta, anche B. ha aderito pro-tempore allo spirito consociativo, portando su di sé, per di più, la non lieve responsabilità di non aver realizzato nessuna delle liberalizzazioni promesse, in occasione della firma del suo “Patto con gli Italiani” del 1994. Una sola parolina per gli “Scissionisti” (non vi ricorda qualcosa accaduto dalle parti di Scampia?): ricordatevi che vi ha nominati il “Decaduto” e non gli elettori!

Loro hanno creduto in B. e hanno votato, in moltissimi, “turandosi il naso” alla Montanelli, avendo rinunciato a scorrere i nomi di chi era stato cooptato e inserito nelle liste bloccate, come semplice “vassallo”. Poi, state tranquilli: vale sempre l’equazione “Letta=Prodi-bis”. Ovvero: navigazione a vista; nessuna riforma liberista, fino al 2015; maggioranza perennemente in bilico al Senato. E, per quel giorno, quanti voti in più prenderebbe B., facendosi vedere ammanettato? Se Napolitano gli avesse concesso le elezioni un mese fa, B. non avrebbe vinto, probabilmente. Invece, separati per colpire assieme, lui e Alfano alla prossima conta elettorale potrebbero tornare maggioranza (tenete conto che nel 2015 Berlusconi sarebbe legittimamente ricandidabile ed eleggibile).

Perché, non solo il “gatto nessuno ce l’ha nel sacco”, ma non possono nemmeno provare a fargli “ora” una legge sul conflitto d’interessi, togliendogli l’arma letale delle sue corazzate mediatiche, dato che Alfano non voterebbe mai a favore di un provvedimento simile! E dall’altra parte, io non escluderei che Cuperlo vinca il Congresso del Partito Democratico. Poi, lui, Letta e Napolitano andranno tranquillamente al 2015, regnando tutti felici e contenti. Nota di colore (nero!): sono, ormai, i talk-show a costruire i finti leader (Renzi compreso!). E tutto ciò, grazie, soprattutto, al Porcellum e a “Primarie” che ognuno si coniuga per conto suo, mentre dovrebbero essere regolate, erga omnes, con legge e uguali per tutti. Continuo a pensare che B. andava sconfitto politicamente (com’è accaduto per due volte con Prodi e il suo Ulivo-Arcobaleno), da parte dei suoi avversari. Le regole del gioco, però, si applicano, e basta.

Ma rimane vera l’assenza drammatica di alternativa, da parte delle forze liberali: B. ha avuto dalla sua maggioranze bulgare per fare le riforme e, nonostante ciò, lo Stato-badante si è ancora ingigantito, in questo ventennio, anziché fare la drastica cura dimagrante che sarebbe stata assolutamente necessaria. Storicamente, tranne Einaudi e De Gasperi, tutto ciò che è venuto dopo di loro è semplicemente frutto del patto “catto-comunista”. Una sorta di breznevismo in salsa agrodolce italiana. Malgrado Silvio Berlusconi, lo Stato-badante è più Leviatano di sempre, con la sua mole gigantesca fatta di decine di milioni di individui che vivono di spesa pubblica e che rappresentano i “consumatori netti” di ricchezza.

Nessuna strategia politica, in termini liberisti, può prescindere da un ragionamento pacato sull’aggiramento “soft” di questa “Maggioranza di blocco”, dato che nessuna riforma può essere fatta “contro” di lei (a meno che si invochino la guerra civile e il secessionismo delle aree geografiche, che sono a maggioranza di “produttori netti” di ricchezza). Occorre, pertanto, la messa a punto di strategie mirate che individuino le fasi di transizione necessarie per passare da una Pubblica Amministrazione pesantemente sussidiata, inflattiva (il 90% delle sue attività è in auto-amministrazione) e largamente dissipativa di risorse comuni, ad uno Stato ultraleggero.

Uno Stato, cioè, in cui prevalga il merito (in base alle prerogative del mercato) e la libera scelta individuale, per quanto riguarda la fruizione dei servizi essenziali, oggi di quasi esclusivo monopolio pubblico. Domanda delle cento pistole: c’è ancora spazio per un terzo polo? Tutto dipenderà dalla prossima legge elettorale.

(l'Opinione)

 

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