giovedì 12 dicembre 2013

Dirigenza di ottusi contro le proteste. Arturo Diaconale



Lo schema mentale è tragicamente ottuso e stabilisce in maniera apodittica che se la protesta di piazza non è della sinistra politica e sindacale o anche dei “compagni che sbagliano” della sinistra extraparlamentare, è automaticamente di destra. E quindi eversiva, ribellistica, priva di qualsiasi valore, espressione solo di spinte irrazionali a cui si può e si deve contrapporre solo una severa e giusta repressione.

Con questo schema la classe politica dominante, permeata di pregiudizi maldigeriti lasciati in eredità dalla vecchia egemonia di stampo gramsciano, sembra decisa ad affrontare il fenomeno delle agitazioni che si accedono in maniera spontanea nelle principali città italiane e che rischiano non solo di paralizzare il Paese, ma di gettarlo in una spirale di tensione del tutto incontrollabile.

A nessuno passa per la testa di considerare che se nelle piazze s’incontrano senza preordinazione alcuna gli autotrasportatori e gli operai disoccupati o cassintegrati, i professionisti ed i piccoli imprenditori delle partite Iva ed i precari o i senza lavoro che formano il nerbo degli ultrà degli stadi, vuol dire che il disagio per la crisi ha raggiunto il livello di guardia e può traboccare da un momento all’altro.

La reazione pavloviana è che se questa gente non ha alle spalle i sindacati o i partiti (in particolare della sinistra) e non è espressione neppure dei centri sociali, non può essere che massa bruta infiltrata da estremisti di destra e non esprime nulla di politicamente e socialmente rilevante non una rabbia eversiva di tenere a bada solo con la forza pubblica. Dispiace che questo schema abbia trovato l’interprete istituzionale nel ministro dell’Interno Angelino Alfano, che dovrebbe essere estraneo ai pregiudizi della sinistra post-gramsciana. Ma tant’è.

La reazione ufficiale del governo al fenomeno è la promessa di manganelli in nome della difesa dell’ordine pubblico. O, peggio, l’assicurazione del ministro Saccomanni che il prodotto interno lordo ha fermato la caduta e che nel quarto trimestre del 2014 si incomincerà a vedere la luce della ripresa. Ma possono essere i manganelli e le promesse assurde a fermare il disagio crescente della parte più disperata ed in difficoltà della società italiana?

E può essere lo schema manicheo che rende un corpo estraneo alla società qualunque pezzo di società non sia espressione di una qualsiasi parte della sinistra a riportare la tranquillità nelle piazze d’Italia? Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sembra convinto che l’ennesimo voto di fiducia dato da Camere brutalmente delegittimate dalla Corte Costituzionale possa essere una risposta efficace alla protesta popolare.

Come se la disperazione dei Forconi possa essere placata dal “patto alla tedesca” tra lui stesso, Renzi e Alfano. A sua volta il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sembra colpito solo dalla preoccupazione di evitare ad ogni costo le elezioni anticipate tenendo in piedi a qualsiasi costo il Governo delle piccole intese. E preferisce ignorare una protesta che non provenendo dalla sinistra è oggettivamente espressione di eversori e banditi.

Il guaio, però, che lo schema non aiuta a risolvere. E che l’atteggiamento del Governo e del suo Lord Protettore non spinge i manifestanti a liberare le strade e tornare nelle proprie case. Per secoli si è irriso su Maria Antonietta che aveva proposto di dare brioches a chi voleva pane e libertà ed aveva scambiato una rivoluzione per una rivolta. Speriamo che il futuro non faccia irridere sulle Marie Antoniette nostrane che a chi chiede misure concrete contro la crisi risponde che lo spread è calato e che tra un anno si vedrà la luce!

(l'Opinione)

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