lunedì 20 gennaio 2014

La giustizia è un optional. Angelo Libranti


Sarebbe ora di rinunciare alla vulgata che vuole il diritto nato in Italia. Forse era giustificato prima, quando ancora allignava il feudalesimo o, più tardi, l’inquisizione per far confessare i rei.

E’ pur vero che nell’Impero Romano le leggi erano all’avanguardia ed il suddito era protetto da un minimo di civiltà giuridica, ma sono passati troppi secoli per far riferimento a quei tempi; oggi è tutt’altra questione e, al confronto con altri Stati, siamo un paese di selvaggi dove ognuno si comporta come meglio crede e la magistratura latita, mostrando limiti di cultura giuridica impressionante, quando non si tratta di malafede.

L’ultima è l’”affare” Di Girolamo, una parlamentare intercettata in casa sua da un individuo munito di telefonino che, impunemente, ha registrato tutta la conversazione, parolacce comprese.

Il bello è che la Corte di Cassazione, con sentenze del 1999 e del 2003, ritiene legittime queste rilevazioni, durante una conversazione privata, ai fini di una vertenza legale. Se può essere accettata la registrazione in un luogo pubblico, sembra difficile la stessa procedura in casa altrui, dove le mura domestiche sono considerate inviolabili e per accedervi, occorre l’autorizzazione di un giudice, senza contare che si tratta di una parlamentare, le cui conversazioni private dovrebbero essere coperte, quanto meno, da indiscrezione.

Comunque sia, viene sancito che pur valide ai fini legali queste intercettazioni, se ne proibisce la divulgazione pubblica qualora non sia necessario alla tutela di un proprio diritto, per non incorrere nel reato di trattamento illecito di dati personali.

Qui si tratta di pubblicazione sui giornali prima ancora della procedura per una causa, al solo fine di sputtanare una persona, parlamentare in questo caso.

A questo tipo di linciaggio mediatico siamo abituati, da anni, avendo preso visione di altre intercettazioni telefoniche finalizzate per oltraggiare il nemico, con l’aggravante che vengono gestite dalle Procure che le utilizzano, a tempo e luogo, opportuno per colpire con più efficacia l’avversario politico.

Per restare all’attualità, colpisce il fatto che una sentenza del TAR arriva nel momento giusto per annullare le elezioni regionali del 2010 e mettere sulla rampa di lancio il compagno Chiamparino, appena prosciolto da accuse di abuso d’ufficio per alcune vicende quando era sindaco di Torino.

Resta inspiegabile come mai intercettazioni vecchie di anni vengano rese pubbliche in momenti delicati per un politico, o per metterlo in cattiva luce secondo le convenienze di maneggi parlamentari.

E’ successo con la Cancellieri e, in questi giorni, con Alfano accusato di telefonate con Ligresti per concordare un pranzo.

L’intercettazione autorizzata da un giudice è un atto giuridico custodito dalle Procure, che dovrebbero renderle note in fase dibattimentale. Da noi, invece, viene pubblicato sui quotidiani, anzi sul “quotidiano”, prima ancora che si costituisca una Corte giudicante e dato in pasto al pubblico, con evidente danno di immagine del soggetto colpito, specie poi se tutto viene archiviato col “non luogo a procedere”.

Molte cariche pubbliche sono state lasciate a seguito di dimissioni per accuse, dimostrate successivamente, non provate o inefficaci, intanto il Sindaco e il Presidente di Regione, accusati ingiustamente, hanno perso la nomina suffragata da elezioni democratiche in barba alla volontà dell’elettorato.

Dove sta il diritto e dove sono le garanzie giuridiche per il cittadino fiducioso di essere tutelato quando, invece, vive in una nazione illusa dal suo passato, nella quale il Diritto é un optional e dei codici se ne fa beffe attraverso discussioni elaborate in modo tale per piazzare le idee di chi li interpreta?

(the FrontPage)

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