lunedì 24 novembre 2014

Peccato


Avremmo potuto battere la sinistra e non ci abbiamo creduto.

Si era capito sin da subito che in Emilia Romagna serpeggiava il malumore tra i nipoti di Stalin: le primarie per Bonaccini non erano state una passeggiata ed uno sconoscito sindaco di Imola gli aveva dato dal filo da torcere, dopo che Richetti si era "spintaneamente" ritirato.
I nipoti dell'uomo d'acciaio non hanno digerito il fatto che il segretario del loro glorioso partito sia un democristiano, che il sindacato sia stato messo alle corde e che Renzi sia pappa e ciccia con l'odiato Caimano.

A parte il fatto che il pasticcio dei rimborsi ai consiglieri regionali e la condanna di Errani non sono quisquiglie, i trinariciuti si sono sempre mossi a comando e gli intrecci di potere ed interessi economici nella regione ex(?)rossa sono talmente radicati, che non si sarebbe potuto pensare ad una valanga di astensioni quale è stata quella di ieri.

Però i segnali c'erano e valeva la pena di provarci.

Ma gli elettori di centrodestra non ci hanno creduto: e si sarebbe potuto vincere!
Cribbio, direbbe Silvio.

Quel che mi rammarica è che non ci hanno creduto le teste pensanti del centrodestra a cominciare da Forza Italia.

Era sufficiente convincere gli elettori a non disertare le urne scegliendo di mettere la croce su Lega, Forza Italia o Fratelli d'Italia a seconda della loro esposizione a destra, al solo scopo di cambiare aria in una regione dove da cinquant'anni comandano sempre gli stessi: non serviva un programma, perché di programmi non se ne sono visti o sentiti in campagna elettorale.
Sarebbe bastata la parola d'ordine: andiamo tutti a votare, perché questa volta ci sono le condizioni per battere la sinistra.

Peccato!

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