lunedì 3 agosto 2015

I giudici dettano legge. Vladimiro Iuliano

















Dove c’è discrezionalità, c’è arbitrarietà, non c’è né ci può essere certezza delle regole, del diritto. I giudici stravolgono la volontà del Parlamento interpretando di fatto la legge. Nessuno li ha eletti, non rappresentano la volontà popolare ma fanno, di fatto, con la loro interpretazione discrezionale e spesso arbitraria, le norme valevoli nei confronti di tutti.
I giudici da molto tempo dettano legge in Italia. La politica è allo sbando e la magistratura, o meglio le interpretazioni della magistratura, detta legge. In pratica da molto tempo i giudici italiani approfittano del ruolo che hanno per sconfinare dalle loro funzioni e competenze e riempire i buchi e spesso financo sovvertire la volontà del legislatore. Con l’aiutino spesso della Direttiva o del Regolamento europeo, i giudici agiscono piegando la norma come a loro più piace e conviene. Dalle corti e dai tribunali arrivano letture disperate delle leggi e anche di ciò che legge non è; princìpi generali eletti e “promossi” a leggi dello Stato, e in quanto tali valevoli per tutti. Il giudice orienta il Paese come più gli piace e conviene decidendo sulla Legge Severino, sul caso De Luca, sull’Ilva di Taranto, sul cambiamento di sesso, sulle pensioni, sulle tasse per le scuole cattoliche, sull’immigrazione, sulla fecondazione artificiale e sui contratti dei calciatori. Indicano, o meglio dettano la strada della legge alla Corte dei Conti, al Consiglio di Stato, ai Tar, alla Corte Costituzionale come alla Cassazione. I giudici sanno bene che, stante la loro inamovibilità e lo stipendio statale sicuro oltre che nessun controllo sul proprio operato, potranno conquistare le prime pagine dei giornali con dichiarazioni o sentenze creative, innovatrici, o interpretazioni cosiddette “evolutive”, cioè in progress, vale a dire come vuole e intende lui/lei. Ogni giudice legifera di fatto in Italia, e niente e nessuno è in grado di circoscrivere, limitare ed eliminare il problema fuori liceità.
Le leggi sono numerosissime; grovigli spesso inestricabili, fatti apposta, nella loro ambiguità, per l’interpretazione personalissima del giudice che ne dà le coordinate e la ratiodell’applicazione alla vita concreta. Non solo dove non è chiara la volontà del legislatore è facilissimo per il giudice sottrargli il privilegio (il legislatore, Napolitano permettendo, è espressione della volontà di tutti noi) e riscrivere soggettivamente ed il più delle volte ideologicamente la legge stessa che verrà manipolata, sovvertita e strumentalizzata, ma anche dove non v’è la legge, i giudici “scrivono” e dettano, fanno valere a ripetizione il principio di diritto che si sono dati tra loro, e lo fanno valere come legge disciplinandone i casi. Vere e proprie invenzioni del diritto, abusi del diritto cui è difficilissimo per il comune mortale fare fronte, resistere, difendersi, contrapporsi, reagire, e anche solo sopravvivere.
Finché la giustizia e i giudici italiani non saranno realmente sottoposti a responsabilità effettiva per ciò che fanno, dicono e scrivono sentenziando, sarà sempre così. L’unica soluzione possibile è privatizzare le funzioni e circoscrivere ad un raggio limitato l’azione “espansiva” del giudice stesso. Si guardi anche solo ai cosiddetti nuovi diritti elaborati dai giudici novelli, che rappresentano il loro vero “capolavoro”. Manipolazioni genetiche, eutanasia, Internet, coppie gay, fecondazione artificiale, transgender, regole del web, sono il Bengodi dei giudici d’assalto (posto pubblico fisso, stipendiato da noi, retribuito meglio di ogni altro). Lo sconfinamento ad esempio dei giudici dotati di pruderie maliziosa è totale in camera da letto ove si verta in questioni di corna, o di obblighi genitoriali e da ultimo pure i nonni. Ricordiamo la sentenza della Cassazione che entrava nell’uso dei jeans in caso di stupro. Consulta (è la Corte costituzionale), Cassazione, Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ogni singolo magistrato discetta e detta legge sulla qualsiasi, Legge 40 sull’inseminazione eterologa o immigrazione clandestina che sia.
I giudici scrivono la legge formulando sentenze non solo sui processi in corso, ma anche su quelli già conclusi. Solo l’altro giorno la Corte di Cassazione ha detto che la perdita del lavoro non costituisce “grave danno alla persona” e il web si è scatenato dicendo che i giudici di legittimità fanno “i froci con il culo degli altri”, cioè del popolo, dato che loro ed il loro lucroso stipendio pubblico (quindicimila euro al mese circa dei nostri soldi) sono sicuri. Le norme europee sono utilizzate e forniscono la materia prima necessaria a scardinare le leggi interne italiane, in nome del principio della prevalenza di quelle sovranazionali. La magistratura italiana si avvale ed utilizza princìpi costituzionali ed europei per fare da sé e creare nuove leggi non attraverso il processo democratico stabilito, ma direttamente attraverso la propria penna, il proprio pensiero, la propria discrezionalità.
La certezza del diritto e della norma non esiste più in Italia. Esiste ciò che pensa, vuole, scrive e detta il giudice di turno, più o meno instabile. Ormai i giudici da noi sono i creatori ancora prima degli interpreti della norma. E a chi tocca tocca, nella arbitrarietà più iniqua e totale.

(l'Opinione)


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